Il 27 ottobre scorso è uscito in Francia “Vénus Noire”, “la Venere Nera” nella traduzione italiana, ultimo film del regista di origine tunisina Abdellatif Kechiche, già autore di Tutta colpa di Voltaire, La schivata e Cous Cous, e considerato con soli tre lavori all’attivo uno dei registi di punta del cinema francese contemporaneo. Oggetto del film, presentato il 9 settembre alla 67esima Mostra del Cinema di Venezia, è una storia tanto vera quanto disumana, quella di Saartjie Bartmaan, donna sudafricana portata dal suo “padrone”, il boero Caezar, a Londra dove è costretta ad esibirsi all’interno di fiere di vario genere come fenomeno da baraccone, per poi finire in Francia in un bordello.
Siamo all’inizio dell’Ottocento e “La negra dal culo grosso” o “Venere ottentota”, come veniva da molti chiamata all’epoca, arrivata in Europa diviene oggetto di studi pseudo scientifici condotti da alcuni “scienziati”, i quali arrivarono a teorizzare l’inferiorità della “razza nera” a partire dalle prominenti forme della donna.
“Non ho mai visto testa umana più simile a quella di una scimmia” è la frase pronunciata dall’anatomista francese Georges Cuvier, le cui teorie hanno non a caso rappresentato un supporto dottrinale del fascismo. Da notare la figura del pittore naturalista dell’Académie Française, l’unico personaggio, sottolinea con precisione il sito della Fondazione Ente dello Spettacolo Cinematografo.it, a trattare Saartjie come un essere umano.
Nel film la parte di Saartjie, (“piccola Sara” ) è interpretata dalla non professionista Yahima Torrès, egregiamente per altro. Particolarità e punto di forza del regista nordafricano è stata da sempre quella di impiegare spesso e volentieri attori non protagonisti nelle riprese dei suoi lavori. Il film non è stato concepito per essere gradevole, ma per disturbare, per mettere in luce il livello di umiliazione e discriminazione a cui furono sottoposti gli abitanti dell’Africa Nera durante il periodo del Colonialismo. Un cinema, quello di Kechiche, che non esita e non cessa di confrontarsi con la realtà attuale dal punto di vista politico e sociologico.
Il regista nordafricano, in un’intervista rilasciata a Venezia proprio mentre il suo film veniva proiettato di fronte alla giuria, denuncia il valore politico contemporaneo di temi centrali di “Vénus Noire” come razzismo e sessismo, facendo esplicito riferimento alla Francia del 2010 che attraverso il suo primo ministro Sarkozy sta portando avanti un’opera di espulsione massiva dei Rom.
Saartjie era arrivata in Europa col sogno di poter ottenere un futuro come artista, perché tale era. Ma la realtà europea purtroppo per lei si è rivelata differente rispetto a come l’aveva immaginata. Diventò un’attrazione, in pasto al grande pubblico, per via delle dimensioni delle sue forme. Oggi il fenomeno della tratta di donne, specialmente dall' Africa (nemmeno a farlo apposta) e dall' Europa dell’Est, col fine dello sfruttamento della prostituzione, così come episodi di intolleranza su base razziale e sessuale, è sfortunatamente di estrema attualità. Ciò che accadde a Saartjie circa 200 anni fa non è così lontano da quello che oggi sono quotidianamente costrette a vivere donne arrivate in Europa occidentale nella speranza di migliorare le proprie condizioni di vita.
M.S.
M.S.
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